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La pizza sempre meno Italiana

La pizza sempre meno Italiana

Due su tre sono prodotte con ingredienti importati dall’estero, secondo i calcoli di Coldiretti. Colpa anche della crisi: si punta al risparmio.

La si può considerare il piatto italiano per eccellenza, esportato in tutto il mondo. Sul modo di gustarla – con o senza posate – si è aperto un dibattito negli Stati Uniti, quando il sindaco di New York Bill De Blasio è stato immortalato in un noto ristorante mentre la mangiava con forchetta e coltello. Adesso, però, la pizza napoletana è sempre meno tricolore, quanto meno negli ingredienti: quasi due su tre vengono cucinate da un mix di prodotti provenienti dall’estero, all’insaputa dei milioni di consumatori che le ordinano.

E la colpa è anche della crisi che ha costretto molti italiani a tagliare i costi anche per il cibo, con le intuibili ripercussioni sulla qualità. Non fanno eccezione i pizzaioli, che scelgono di contenere il più possibile le spese. Ad analizzare il fenomeno è Coldiretti, che illustra i cambiamenti nelle abitudini alimentari del Bel Paese dall’inizio della recessione.

I ristoranti, ad esempio, sempre più spesso servono pizze preparate con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cagliate, dall’est europeo. Per non parlare del pomodoro cinese o americano al posto di quello di casa nostra. E l’olio d’oliva arriva dalla Spagna o dalla Tunisia, quando non viene utilizzato quello di semi al posto dell’extravergine italiano. Si salva solo la pasta: cresce l’utilizzo del grano nazionale al 100%, anche se non manca l’impiego di farine francesi, ucraine o tedesche.

Una perdita delle origini che si abbatte sui consumi, creando quel circolo vizioso che frena la ripartenza dell’economia. I ristoranti perdono i clienti, sottolinea l’organizzazione, e si abbatte un giro d’affari monumentale.

Senza contare gli esborsi per acquistare materie prime all’estero: basti pensare che nel 2013 sono stati importati 481 milioni di chili d’olio, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro – 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina e – 3,6 miliardi di chili di grano tenero. Tutti prodotti che, in patria, non scarseggiano di certo.